Giacarta sta affogando! L'Indonesia costretta a spostare la capitale.
Già afflitta da gravi problemi strutturali e da un'altissima pressione abitativa, durante il mese di gennaio Giacarta è stata bersagliata da forti inondazioni che l'hanno messa duramente in ginocchio. A partire dallo scorso 31 dicembre le precipitazioni torrenziali che si sono abbattute a Nord dell'isola indonesiana hanno fatto straripare i fiumi, alzando il livello dell'acqua fino a 3 metri nelle zone residenziali, 24 mila le persone che sono state costrette a lasciare la propria casa durante il mese di Gennaio.
Non è un problema nuovo
L'Indonesia soffre di inondazioni in media 5-8 volte all'anno, ma quelle avvenute in questo periodo, secondo le testimonianze dei civili e delle autorità locali, sono tra le peggiori degli ultimi tempi. La parte nord della capitale è già sprofondata di 2,5 metri in 10 anni e data l'enorme quantità di persone che ci vivono (circa 10 milioni) sta smottando al doppio della velocità di tutte le metropoli costiere. Nonostante sia in costruzione un importante diga lungo la costa dell'isola di Giava per limitarne i danni, entro il 2050 la parte della città più vicina all'oceano potrebbe essere sommersa per il 90% della sua superficie.
Complici micidiali il sovrapopolamento, la deforestazione dell'isola per l'approvvigionamento di legname e l'innalzamento del livello marittimo dovuto dal surriscaldamento globale.
La soluzione
Jakarta, che significa in giavanese "vittoriosa e prosperosa", purtroppo non sembra destinata ad un futuro molto vittorioso e prosperoso.
Tre anni fa l'ancora attuale presidente dell'Indonesia Joko Widodo propone di spostare la capitale, progetto peraltro discusso più volte nei vari governi dello stato, ma che questa volta diviene disegno di legge: la nuova capitale sorgerà a 2000km da quella attuale e si chiamerà Nusantara tradotto letteralmente "arcipelago".
I primi piani per la nuova capitale descrivono un progetto utopistico volto a creare una città "intelligente" e rispettosa dell'ambiente, costerà l’equivalente di circa 28 miliardi di euro e richiederà molto tempo: secondo il governo indonesiano durerà fino al 2045. Gli ambientalisti, però, sono allarmati, perché questa iniziativa rischia di aumentare esponenzialmente l'inquinamento nel Kalimantan orientale e di contribuire alla distruzione delle foreste pluviali del Borneo, fra le più antiche del mondo, che ospitano una preziosa biodiversità.
La situazione è complicata, migliaia le presone costrette ad abbandonare la loro quotidianità per via delle problematiche ambientali in un paese dove l'inquinamento è già preoccupante, arrivando a superare di 3-4 volte i livelli raccomandati dall'OMS. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati stima che entro il 2050, circa 200-250 milioni di persone si sposteranno per cause legate al cambiamento ambientale e attualmente non sono in alcun modo riconosciuti come rifugiati dalle stesse Nazioni Unite, non potendo di conseguenza accedere agli stessi piani di aiuto. Non serve aspettare per vedere il catastrofico scenario che ci riserva l'impatto del cambiamento climatico, lo stiamo già vivendo, giorno dopo giorno.